Donatella Cinelli Colombini: vino ed ospitalità tutta Made in Italy

11 Gennaio 2024

Donatella Cinelli Colombini imprenditrice nel settore vinicolo, titolare della “Fattoria del Colle” di Trequanda la cui nascita risale al 1592 ed il “Casato Prime Donne” di Montalcino tramandato da tre generazioni.

I suoi prodotti e le sue strutture rendono il territorio Toscano motivo di orgoglio in tutto il mondo tra vino ed ospitalità.

Donatella Cinelli Colombini, la sua è una lunga storia di tradizione familiare. Ci racconta da dove è partito tutto?

Il “Casato Prime Donne”, il cui nome in origine era “Casato” è un’azienda che apparteneva già ai miei antenati alla fine del ‘500.

La usavano per la caccia e la luna di miele, era una specie di iniziazione per le giovani donne che, appena sposate, partivano con la carrozza e andavano in un posto lontano.

Adesso si raggiunge in un quarto d’ora da Montalcino, ma all’epoca era distante, doveva essere una sorta di luogo ritirato in cui trascorrere i giorni successivi al matrimonio.

Poi, nel corso dei secoli è passato di generazione in generazione e non è mai stato venduto. Prima è stato dato a mia madre, poi a me e successivamente andrà a mia figlia Violante”.

“Fattoria del Colle” rappresenta l’eccellenza dell’ospitalità tutta Made in Italy. Cosa rende questo luogo così speciale?

“La ‘Fattoria del Colle’ si compone di 104 posti letto tra appartamenti, camere e ville, una scuola di cucina, un ristorante, una sala banchetti, una zona per il benessere naturale con la vino-terapia, tre piscine, tre parchi, quattro percorsi di trekking, insomma un piccolo villaggio rurale con 400 anni di storia.

Per noi è molto importante anche il settore dei matrimoni, quelli che chiamano Wine Weddings sono dei soggiorni di intere famiglie, in genere prenotano tutta la struttura e soggiornano da noi 3-4 giorni, la maggior parte dei nostri clienti sono quasi tutti scandinavi.

Uno dei valori principali che vogliamo raccontare alla ‘Fattoria del Colle’ è proprio la tradizione, tanto è vero che gli appartamenti hanno solo mobili di antiquariato e artigianato locale, non hanno mobili industriali.

Quando un turista arriva da noi credo debba avere la sensazione di trovarsi nella casa dei nonni toscani, con quella intimità che hanno gli oggetti vissuti ben tenuti e curati anche se sono retrò”.

La produzione vinicola rappresenta un settore importante del vostro business, quali vini producete e con quali processi?

“Nella ‘Fattoria del Colle’ abbiamo una produzione Doc Orcia in versione rosso il Cenerentola e un Super Tuscan che si chiama Il Drago e le Otto Colombe e poi vini dolci cioè passito e Vin Santo.

Nel “Casato Prime Donne” produciamo il Brunello che arriva alla “Fattoria del Colle” dopo che ha fatto tutta la maturazione in botte, poi è stato imbottigliato e ha fatto l’affinamento in bottiglia, in pratica arriva qui quando si sta per vendere, tutto viene fatto da noi”.

Esportate molto all’estero ed in particolare in quali paesi?

“Esportiamo circa il 70-80% all’estero.

A seconda degli anni, il nostro principale mercato sono gli Stati Uniti e il Canada.

Esportiamo in 44 paesi, si tratta di una relazione instaurata nel tempo.

Il nostro progetto nasce nel 1998.

Vengo da una famiglia di produttori e fino a quella data lavoravo nell’azienda principale di famiglia, che poi adesso è di mio fratello Stefano e dopo ho creato questa azienda che porta il mio nome.

Relativamente alla produzione del vino l’ho praticamente costruita da sola.

Noi competiamo bene sui mercati esteri, conosco il settore dell’Hospitality, Restaurant, Catering e il vino italiano si sta facendo spazio rispetto anche ai vini francesi con gli stessi rating internazionali”.

“Casato Prime Donne” il cui nome rimanda ad un progetto al femminile, quali sono i valori che rappresenta?

“Il nome era “Casato” ma io ho aggiunto “Prime Donne” dopo che mia madre me lo ha donato.

Tutto è nato in una scuola di enologia del territorio.

Stavo cercando un enologo, ma mi dissero che gli enologi maschi non era possibile averli perché dovevano essere prenotati in anticipo, mentre di donne ce n’era una lista intera.

Così, a quel punto decisi di creare la prima cantina in Italia con un organico di sole donne.

Volevo dimostrare che il grande vino non è una questione di genere, non si fa con i muscoli, si fa con il talento, con la volontà, con l’impegno e con l’intelligenza, soprattutto al giorno d’oggi.

“Selezione Prime Donne” è un Brunello assaggiato da donne e destinato alle consumatrici donne ed un premio che assegniamo ogni anno.

Con questo premio valorizziamo quelli che divulgano i vini Montalcino, ma anche le donne che hanno la capacità di fare delle cose che aiutano altre donne attraverso l’esemplarità e il coraggio, grazie a comportamenti meritevoli”.

Donatella Cinelli Colombini, cosa vuol dire essere imprenditrici oggi e quali sono le difficoltà?

“È chiaro che la situazione è diversa a seconda del proprio background.

Quando ho iniziato l’attività in proprio da sola avevo lavorato per tanti anni nell’azienda di famiglia che faceva lo stesso tipo di produzione.

Non mi avventuravo in cose che non conoscevo, questo è il primo discorso in assoluto, la seconda cosa importante è la credibilità personale.

Oltre a lavorare nell’azienda di famiglia avevo fondato il “Movimento Turismo del Vino”.

Nel lontano 1993 avevo dato il via al turismo del vino in Italia con l’evento ‘Cantine Aperte’, l’appuntamento che, ogni anno, accompagna il pubblico all’interno delle cantine italiane.

Quando ho iniziato, le aziende che aderirono furono 25, oggi sono aperte 30.000 cantine.

Quindi ero molto conosciuta, avevo una serie di rapporti con tutti i produttori italiani e questo ha fatto sì che tante cose per me siano state molto più facili,.

Inoltre me la sono cavata anche come amministratrice ed assessora”.

Qual è la situazione attuale delle donne enologhe nelle cantine italiane rispetto agli uomini?

“Nelle cantine italiane le donne sono in posizioni diverse rispetto a quelle degli uomini.

In vigna e in cantina sono circa il 14%.

Questa percentuale più o meno è confermata dall’associazione enologi italiani, dove le donne sono effettivamente il 14% dei soci.

Ma, nel commerciale, le donne sono più degli uomini; sono la stragrande maggioranza, ovvero l’80%, nel marketing e nella comunicazione, mentre siamo intorno al 75% nella wine hospitality.

Le donne si stanno appropriando delle stanze dei bottoni, ma, per ovvi motivi, sono minoritarie in quei lavori dove è necessaria una maggiore forza fisica”.

Donatella Cinelli Colombini, qual è sono, secondo lei, il valore aggiunto dell’ “altra metà del cielo”?

“Un altro elemento da non sottovalutare è che le donne, in linea di massima, tendono ad avere una gestione più moderna del proprio lavoro.

Possiedono una modalità manageriale più simile ad un’orchestra jazz e meno ad un’orchestra sinfonica, dove c’è una persona sola che dirige e le altre che suonano come il direttore gli dice di fare.

Questa gestione più moderna ha dei suoi vantaggi e questo si è visto sia negli studi fatti dal Censis, sia negli studi fatti a livello macro economico.

Infatti, se andiamo a vedere in agricoltura in generale, le donne hanno sotto la loro direzione circa il 21% di quella che si chiama superficie agricola utilizzabile.

Questo 21% produce il 28% del Pil agricolo, vuol dire che sono più performanti degli uomini.

Il vino italiano all’esportazione non ha mai brillato per valore intrinseco nel prezzo, ed era considerato più per grandi volumi, per cui il grosso del vino italiano che esportavamo era quello a più basso costo.

Nel 2022 per la prima volta grazie al forte aumento delle donne nel marketing e nel commerciale, il vino premium esportato dall’Italia ha superato per valore l’export del vino commodity.

Il vino italiano ha bisogno delle donne se vuole avere successo sullo scenario nazionale ed internazionale.”

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