Andrea Crespi: ogni cosa che sento e vedo innesca connessioni e idee

3 Novembre 2025

Andrea Crespi è un artista italiano il cui lavoro si concentra sull’indagine della trasformazione sociale e della rivoluzione digitale, tematiche che affronta attraverso un linguaggio visivo innovativo e multidisciplinare. La sua ricerca artistica traduce i cambiamenti culturali del presente in opere capaci di evocare riflessioni profonde. Considerato tra i giovani artisti italiani più influenti a livello nazionale e internazionale, Crespi opera tra Milano e Miami, portando avanti una produzione in costante evoluzione. La sua pratica si distingue per la capacità di fondere media fisici e digitali in un’estetica riconoscibile e contemporanea, che interpreta la realtà con precisione e senso critico. Le sue opere sono state esposte in prestigiosi contesti espositivi, tra cui la Triennale di Milano, il CAFA Art Museum di Pechino, il MAGA di Gallarate, Times Square a New York e Art Dubai.

Lo abbiamo intervistato in occasione della sua prima grande mostra istituzionale dal titolo “Artificial Beauty”, ospitata dal 23 ottobre 2025 al 25 gennaio 2026 nella Fabbrica del Vapore, uno degli spazi espositivi contemporanei più dinamici e innovativi di Milano. Ed è da qui che abbiamo iniziato per ripercorre la genesi dell’esposizione e del processo creativo del suo autore, soffermandoci anche sulla sua idea di arte e bellezza. 

Come, dove e quando nasce la mostra Artificial Beauty?

Artificial Beauty nasce da un lavoro di squadra. In piena sinergia creativa ho creato insieme alle curatrici Alisia Viola e Sandie Zanini questo ambizioso progetto, co-prodotto da Fabbrica del Vapore e dal Comune di Milano e patrocinato da Regione Lombardia. Oltre un anno di incessante lavoro per giungere a un’esposizione museale che sarà fruibile per tre interi mesi fino a fine gennaio 2026”.

Cosa la mostra contiene e quali sono i messaggi che le opere vogliono trasmettere?

La mostra si configura come laboratorio percettivo e concettuale. Attraverso la dialettica degli opposti: visibile e invisibile, fisico e digitale, tradizione e innovazione, passato e futuro, umano e artificiale, empatia e algoritmo, reale e virtuale, unicità e riproducibilità…intendo porre degli interrogativi sulla società di oggi e invitare il visitatore a una riflessione condivisa. Non pretendo di fornire delle risposte, bensì di mostrare entrambe le facce di ogni medaglia per instaurare un dialogo. Tramite questa esposizione istituzionale voglio investigare i concetti di tecnologia ed estetica attraverso la messa in discussione dei singoli ruoli nel mondo dell’arte. La ricerca concettuale si estende al tema della sperimentazione materica e tecnologica. E la definizione di bellezza viene messa in discussione nell’era dei social network attraverso l’esame intrinseco della società odierna”.

Cosa caratterizza, secondo lei, il suo stile e il suo approccio artistico tanto da renderlo originale rispetto al panorama internazionale?

La mia ricerca artistica esplora la trasformazione di elementi antichi e innovazioni futuristiche in un linguaggio essenziale, capace di tradurre in modo semplice un mondo complesso. La filosofia del Less is More, che mira all’eliminazione del superfluo, ma attraverso un’indagine profonda che amo definire Neosintesi”.

Da cosa prende spunto e come si innesca il suo processo creativo?

Da tutto ciò che vivo. Sono sempre molto ricettivo a qualsiasi stimolo. Ogni cosa che sento e vedo innesca connessioni e idee”.

Cos’è importante per lei trasferire dal punto di vista emozionale attraverso le sue opere?

Ciò che desidero trasferire al visitatore, dal punto di vista emozionale, è una sensazione di sorpresa e meraviglia. Con il passare del tempo, crescendo, perdiamo progressivamente quella capacità spontanea di stupirci che caratterizza i bambini. Attraverso la mia arte cerco di riattivare quella scintilla, di risvegliare quello sguardo curioso e autentico che ci permette di lasciarci emozionare ancora, come se fosse la prima volta”.

Qual è stata l’esperienza professionale che l’ha più gratificata?

Se questo progetto andrà come mi auguro sarà sicuramente questo! Artificial Beauty è la mia prima vera mostra istituzionale. Un progetto enorme che mi rappresenta, una sorta di retrospettiva del mio percorso artistico fino ad oggi e che immerge il visitatore nelle mie sperimentazioni materiche e concettuali”.

Cosa in generale l’affascina di più del mondo dell’Arte e cosa al contrario la respinge?

Ciò che mi affascina di più del mondo dell’arte è la creatività, intesa come la capacità degli artisti di tradurre in immagini le proprie emozioni, visioni e messaggi. Mi colpisce la forza comunicativa che un’opera può avere, la possibilità di trasformare un pensiero in un linguaggio universale capace di parlare a tutti, al di là delle parole. Forse anche per il mio passato nel campo della comunicazione, riconosco nell’arte il suo potere più autentico: quello di comunicare in modo profondo e immediato. Al contrario, ciò che mi respinge è l’eccessiva presenza di logiche di mercato, che finiscono per oscurare il valore reale della ricerca artistica e dell’innovazione. Quando il prezzo o le dinamiche commerciali prevalgono sul contenuto e sul significato dell’opera, si perde gran parte della sua verità”.

Davanti a continui e profondi cambiamenti sociali e tecnologici, vedi ad esempio l’AI, come può un artista come lei continuare a dire qualcosa e a portare avanti una proprio percorso autoriale? 

È proprio questo uno dei temi centrali che ho voluto affrontare nella mia mostra Artificial Beauty alla Fabbrica del Vapore, in particolare nella collezione EX Human, la mia prima serie di opere che integra la generazione di immagini attraverso l’intelligenza artificiale. Con questo progetto ho voluto mettere alla prova il rapporto tra uomo e macchina, artista e tecnologia, cercando di capire fino a che punto sia possibile mantenere un’identità autoriale all’interno di un processo condiviso con l’AI. La mia sfida è stata quella di usare la tecnologia come uno strumento, non come una sostituzione, preservando la mia poetica, il mio linguaggio visivo e la mia visione. EX Human dimostra che gli artisti possono dialogare con le nuove tecnologie senza rinunciare alla propria autenticità: l’innovazione, se guidata da una visione umana, può diventare una nuova forma di espressione, non una minaccia alla creatività”.

Qual è la sua personale idea di bellezza e quale invece di lusso?

Per me la bellezza ha molteplici sfumature. Se penso alla bellezza estetica, la riconduco inevitabilmente all’influenza e all’eredità dell’arte classica: quell’armonia di proporzioni, grazia e purezza delle forme che da secoli rappresenta un ideale universale. Se invece la considero da un punto di vista concettuale, la bellezza risiede nella semplicità, in tutto ciò che riesce a comunicare in modo essenziale, diretto, senza eccessi. Infine, se la collego alla dimensione emotiva, la bellezza per me è qualcosa di profondamente positivo, capace di generare emozione, stupore e armonia interiore. Il lusso, invece, non lo associo al possesso o alla materialità, ma alla libertà. So che può sembrare paradossale, perché la libertà dovrebbe essere un diritto naturale, ma nella realtà contemporanea non lo è sempre. Per me il vero lusso è poter scegliere come impiegare il proprio tempo, dedicarmi alla mia vocazione, vivere secondo la mia visione, trasformare la passione in lavoro. La possibilità di creare ogni giorno, di vivere il proprio tempo nel proprio tempo, rappresenta la mia forma più autentica e personale di lusso”.

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