Hnia Harrati: moda che unisce, stile che libera
Serena Bianchi, modella, indossa un abito di Hnia Harrati

Hnia Harrati: moda che unisce, stile che libera

26 Luglio 2024

Hnia Harrati è una stilista italo-marocchina e la sua storia di vita e il suo marchio si estendono ben oltre l’alta moda.

Le sue creazioni non sono solo abiti, ma veicoli di un messaggio potente: quello di far sentire libere le donne arabe, superando le barriere geografiche e culturali che spesso ostacolano i rapporti umani.

La sua moda senza frontiere funge da ponte tra due culture, quella araba e quella italiana, e pone particolare attenzione sulle donne vittime di violenze e abusi.

La sua storia personale è una testimonianza di resilienza e successo.

Nata in Marocco, Hnia Harrati emigrò in Europa con sua madre, seguendo le orme di molti connazionali alla ricerca di opportunità lavorative e di una vita migliore.

Tuttavia, ciò che la rende straordinaria è la sua abilità nel creare il suo marchio, che porta il suo nome, partendo da zero.

Hnia Harrati: moda che unisce, stile che libera
Serena Bianchi, modella, indossa un abito di Hnia Harrati

Le sue creazioni, che spaziano dai caftani agli abiti e al beachwear, sono rinomate per i loro colori vivaci e l’energia che trasmettono.

L’artigianalità è un elemento distintivo del suo lavoro, con passamaneria realizzata a mano sia a Milano che a Fez, in Marocco.

Questi dettagli unici si integrano perfettamente con tessuti italiani di alta qualità, creando una fusione elegante e distintiva.

Hnia Harrati non è semplicemente una stilista, ma un simbolo di empowerment per le donne che si trovano in situazioni difficili.

Il suo successo non è stato solo frutto del suo talento innato, ma anche della sua straordinaria determinazione a creare una moda che possa unire culture, abbracciare le differenze e, soprattutto, dare alle donne la libertà di esprimersi attraverso l’abbigliamento.

Hnia Harrati: moda che unisce, stile che libera
Un abito di Hnia Harrati; la foto di Marco Federici è stata scattata a Palazzo Parigi, Milano

Hnia Harrati, qual è stata la scintilla che l’ha fatta innamorare della moda?

“La mia passione per la moda è sbocciata quando sono arrivata in Europa e ho scoperto una straordinaria opportunità: le donne qui erano libere di scegliere come vestirsi.

Durante la mia infanzia, ero costretta a indossare il foulard, ma una volta arrivata in un paese che non imponeva restrizioni di alcun genere, mia madre ha deciso di toglierlo a tutte noi.

La sua convinzione era che il rispetto non dipendesse dal foulard o dal chador, ma piuttosto da chi siamo interiormente, che fossimo coperte o scoperte.

Per me, la possibilità di indossare abiti senza costrizioni, che mi permettessero di respirare liberamente l’aria circostante, è stata una conquista straordinaria”.

Lei è un esempio di empowerment femminile.

In che modo la moda può diventare un veicolo per evidenziare i diritti negati alle donne e per promuovere la comprensione delle diversità culturali in una società sempre più multietnica?

“La scelta di come vestirsi è un diritto fondamentale delle donne, e nessuno dovrebbe mai imporre un indumento senza il loro consenso.

Altrimenti, si tratta di violenza psicologica.

Partendo da questo principio, ho iniziato a sviluppare il mio stile personale, unico nel suo genere perché si distingue dalle creazioni di altre designer.

Questo stile non è solo una questione di moda, ma è intrinsecamente legato alla mia storia di vita, trasformando il mio marchio in qualcosa di più che semplicemente moda: è un brand culturale.

La mia missione è offrire un messaggio di empowerment alle donne arabe che potrebbero trovarsi nelle stesse circostanze in cui ero io in passato, intrappolate in una società patriarcale.

Allo stesso tempo, cerco di creare un ponte tra due culture, quella araba e quella italiana.

Amo l’Italia perché mi ha dato libertà e benessere, ma non dimentico mai le mie radici marocchine.

Il mio slogan è: ‘libere di indossare, libere di aggiungere, libere di togliere’.

Credo che l’integrazione inizi anche attraverso l’abbigliamento, poiché ogni indumento comunica un messaggio.

Dobbiamo aprire porte anziché chiuderle, anche quando indossiamo abiti tipicamente occidentali, in quanto ospiti di un paese.

L’integrazione è un processo bidirezionale che può iniziare con un semplice abito”.

Hnia Harrati: moda che unisce, stile che libera
Serena Bianchi, modella, indossa un abito di Hnia Harrati

Ha un modello di donna che la ispira?

“Sì, Marta Marzotto.

Ho avuto la fortuna di conoscerla ed è stata una rivelazione per me.

La prima volta che l’ho vista è stato su un volo per Marrakech, e Marta si distingueva per il suo abbigliamento sempre composto da caftani.

La nostra amicizia si è rafforzata col tempo.

Mi incoraggiava costantemente a ‘liberarmi dalla violenza psicologica’, un consiglio che ho seguito con gratitudine.

Marta non solo mi ha sostenuto dal punto di vista emotivo, ma ha anche avuto un impatto significativo sulla mia carriera professionale.

Ho dedicato quattro dei miei caftani a questa straordinaria donna italiana, anticonformista e libera”.

La sua moda è considerata una forma d’arte.

Sul sito leggo testualmente che “la matericità del tessuto diventa forma, mentre il linguaggio artistico dei decori della passamaneria diventa performance”.

“Il colore mi dà sempre gioia e rappresenta uno strumento importantissimo per unire le due culture alle quali appartengo.

Per quanto riguarda la scelta dei tessuti, sulla qualità 100% made in Italy non transigo: ho scelto il cashmere di Loro Piana, azienda che sento molto affine al mio mondo, e la seta di Como, solo per fare due esempi”.

Hnia Harrati: moda che unisce, stile che libera
Da sinistra, Michelle Hunziker e Hnia Harrati; foto di Sergio Sepiello

Il colore che la definisce di più?

Quello che le piace utilizzare e che per lei rappresenta un vero passe partout?

“Oltre al color sabbia, che mi ricorda il deserto, adoro anche il marrone, il colore della mia terra e delle mie radici, e l’oro, che esprime l’Italia, il Paese dove, appunto, ho trovato davvero l’oro, che per me significa libertà.

Non a caso, per il mio logo ho scelto il marrone e l’oro”.

Lei è molto impegnata nel sociale, occupandosi di emancipazione femminile, violenza di genere e discriminazioni.

Quale sfida attualmente le sta particolarmente a cuore?

“Tutti noi condividiamo lo stesso cielo, ed è cruciale promuovere un messaggio positivo di integrazione tra culture e religioni.

Rivolgendomi alle donne, dico loro: ‘emancipatevi e create qualcosa di positivo per voi stesse’.

Sono estremamente felice quando vedo le donne sfidare le restrizioni patriarcali, ad esempio, indossando un semplice paio di jeans.

Gli abiti hanno un potere comunicativo, e attraverso di essi, cerco, nella mia modestia, di far sentire la mia voce.

Mi preoccupo profondamente per la situazione delle donne, ed è per questo che ho fatto un viaggio in Marocco per chiedere il supporto della diplomazia nell’aiutare le donne che sono vittime di violenza e abbandono da parte dei loro partner.

In Marocco, una donna violentata viene spesso considerata come privata della sua dignità umana.

Credo che le radicate regole patriarcali possano essere superate attraverso una riforma dell’educazione familiare, che rappresenta il vero punto debole nel mio paese d’origine.

Per affrontare il problema delle molestie, ancora diffuso, è essenziale partire da questa base”.

Che rapporto ha con il lusso e le tendenze?

“Per me il lusso sono le qualità umane delle persone, in primis l’umiltà, che mi arricchisce.

Quindi il lusso è l’umanità che abbiamo dentro ciascuno di noi”.

Hnia Harrati: moda che unisce, stile che libera
Serena Bianchi, modella, con un costume di Hnia Harrati

Hnia Harrati, cosa ci può anticipare riguardo alla sua prossima sfilata per la Milano Fashion Week 2024?

“Il titolo dell’evento, in programma il prossimo 21 settembre, è Queen of the Castle la moda che unisce.

La location perfetta per una regina del castello non poteva non essere il Castello Sforzesco, che, per l’occasione, sarà decorato come un vero e proprio Petite Riad nei toni dell’oro e della terra.

Gli ospiti avranno l’opportunità di gustare delizie marocchine con datteri e dolci tipici, e, dopo la sfilata, potranno partecipare a un buffet con dj set.

Questo evento rappresenta per me un nuovo debutto, poiché, per la prima volta, mi occuperò della regia della sfilata: sarà un onore accompagnare gli oltre 300 invitati presenti, tra cui vip del mondo dello spettacolo e autorità nazionali ed internazionali, in un immaginario tappeto volante di tessuti pregiati, luoghi lontani, ricordi e colori come l’oro e la terra che evocano le atmosfere del mio paese di origine.

Uno spettacolo da non perdere, insomma, che mi rende orgogliosa del mio percorso, sia professionale che personale”.

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