Cambiamento climatico: il Real Estate gioca un ruolo chiave grazie alla rigenerazione urbana

21 Novembre 2023

Secondo i dati elaborati dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) il 7,1% del suolo nazionale è consumato da opere di cementificazione, rispetto a una media Ue del 4,2%; ciò ci posiziona come quinto peggior Paese d’Europa. A livello regionale, la Lombardia raggiunge il 12,1% di occupazione, seguita dall’11,9% del Veneto e dal 10,3% della Campania. L’Emilia Romagna, tragicamente colpita in queste settimane da alluvioni e frane, tra il 2020 e il 2021 è stata la terza regione per consumo di suolo, con un incremento di 658 ettari ogni anno. 

Il consumo di suolo in Italia, solo nel 2021 ha superato la soglia dei 2 metri quadrati al secondo, sfiorando i 70 Km2 di nuove coperture artificiali in un anno.  

Nel Bel Paese, alimentata anche da ragioni economiche, è purtroppo particolarmente radicata la propensione alla cementificazione rispetto a scelte urbanistiche di carattere più sostenibile (nature based solution). Le opere di depavimentazione sono invece alla base di molti interventi di rigenerazione urbana nel Nord Europa: prediligere il verde all’asfalto, infatti, rende il terreno più drenante in caso di forti piogge e aiuta a combattere il caldo durante i periodi di siccità, oltre a rendere più verdi gli spazi urbani.

Una propensione tutta italiana, quindi, incompatibile con l’emergenza climatica in atto. 

Ne abbiamo parlato con Alessandro Gatti, Presidente di Rehalta, realtà italiana che si occupa di progetti immobiliari esclusivamente legati alla rigenerazione di vecchi stabili obsoleti o abbandonati, oltre allo sblocco di cantieri fermi 

D: In cosa consiste la rigenerazione urbana?

La rigenerazione urbana riguarda una serie di misure e investimenti, pubblici o privati, volti a creare un impatto positivo in aree urbane poco sviluppate. In concreto consiste nel riqualificare l’ambiente riutilizzando e riqualificando il patrimonio immobiliare già esistente, costruito. Ovunque sono presenti edifici abbandonati od obsoleti, che deturpano le nostre città; grazie alla rigenerazione urbana queste strutture vengono rese efficienti ed esteticamente belle, puntando su un’elevata qualità ecologica e paesaggistica e andando a ripristinare anche gli spazi esterni, fondamentali per garantire i servizi ecosistemici, indispensabili in qualsiasi centro urbano. In termini macroeconomici, si tratta di uno degli strumenti più completi ed efficaci che i governi possono utilizzare, non solo per guidare lo sviluppo economico, ma anche per promuovere città più inclusive, resilienti e sostenibili. Ne conseguono anche un aumento del valore delle proprietà immobiliari, si generano risparmi energetici che portano a una riduzione delle emissioni di C0₂, andando a valorizzare gli edifici locali, per rendere più belli i quartieri e migliorare la qualità della vita.

D: Quali sono i benefici per le città?

Rigenerare permette di dare nuova vita a interi quartieri; se si valorizzano le situazioni pubbliche più degradate, viene dato un importantissimo segnale ai cittadini e agli operatori privati, per stimolare un orientamento delle politiche territoriali a tutela del paesaggio e della collettività. Spesso gli edifici abbandonati si trasformano in un ricettacolo di delinquenza e occupazione abusiva, con la conseguenza che anche le aree verdi limitrofe non vengono più manutenute. Oltre all’importantissima rilevanza sociale, c’è poi l’aspetto della sostenibilità che è altrettanto rilevante, soprattutto se si opta per la depavimentazione. Pensiamo a un vecchio opificio abbandonato che si trasforma in un’elegante palazzina circondata da giardini, oltre all’estetica urbana che migliorerà in modo consistente, si combattono sia il dissesto idrogeologico, perché dove c’è terra la pioggia penetra più facilmente rispetto al cemento, ma si fronteggiano anche meglio i periodi di forte afa e siccità. 

D: Può raccontarci qualche esempio concreto di rigenerazione urbana?

Rehalta si occupa della rigenerazione di vecchi stabili obsoleti o la riconversione a residenziale di immobili commerciali o artigianali in disuso, oltre allo sblocco di cantieri fermi, per completarli. I progetti consegnati o in lavorazione nel 2023 prevedono complessivamente 126 abitazioni, per un totale (in vendita) di 62 milioni di Euro.  Attualmente siamo in fase di rigenerazione a Milano Affori, in via Astesani, con la costruzione di un edificio residenziale al posto di un fondo commerciale chiuso e sistemazione di un’area verde per la collettività. A Sanremo, il cantiere abbandonato di Villa Fiorita, cicatrice per la città, oggi è un’elegante residenza con parco e piscina; ci occuperemo anche di un vecchio immobile abbandonato che affaccia sul porto, per valorizzarlo. A Bordighera in pieno centro, uno stabile in disuso con posteggio dismesso per le ambulanze, diventerà un’elegante edificio residenziale dotato di ogni comfort e all’insegna della sostenibilità. In tutti i progetti vengono create ampie zone di verde, spesso a uso della collettività, posteggi, strutture residenziali a basso impatto ambientale, per i materiali utilizzati, le caratteristiche architettoniche e il livello energetico (per di più classe A4), ad elevato comfort abitativo e rispettose della storia e dell’ambiente circostanti. Vogliamo creare valore impattando il meno possibile sul suolo, preservando il verde e alimentandolo.

D: L’esecutivo ha inserito un fondo da 160 milioni nella Legge Bilancio 2023 in favore dello stop al consumo di suolo. In termini legislativi cosa potrebbe far decollare il concetto di rigenerazione urbana anche nel nostro paese?

L’Italia è un paese meraviglioso, ma negli ultimi decenni non ci siamo comportati molto bene, in termini di urbanizzazione, soprattutto alla luce delle particolari condizioni di fragilità del nostro ecosistema, pensiamo alle recenti alluvioni dell’Emilia Romagna. Un cambio di rotta può partire solo dall’approvazione di una legge nazionale che stimoli la revisione degli strumenti urbanistici dei comuni che spesso sono sovradimensionati, rispetto alla domanda reale. Si continuano a concedere nuove concessioni edilizie per trasformare verde in stabili, quando siamo un paese con una crescita della popolazione pressoché ferma da decenni e basterebbe guardarsi intorno e riqualificare quel che già c’è.

D: In termini di mentalità, l’Italia oggi propende nel prediligere il cemento al verde o nel settore Real Estate l’approccio sta cambiando?

Se continuiamo a consumare 15 ettari ogni giorno vuol dire che la mentalità oggi è ancora sbagliata, però qualcosa sta cambiando, l’informazione dà sempre più spazio a queste tematiche. Stiamo attendendo una reale inversione di tendenza a livello normativo, con leggi che possano riconsiderare gli strumenti urbanistici verso una diminuzione di consumo di suolo. Penso che per invertire i trend macro sia necessario partire da scelte micro. Come Rehalta stiamo facendo la nostra parte e vediamo che oltre alla riqualificazione del quartiere si generano altre azioni virtuose, offriamo un esempio positivo da seguire e si crea benessere per la collettività, eliminando il degrado. 

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