Peggy Petrakakos: la forza delle donne? Cultura e consapevolezza

17 Gennaio 2025

Non lasciarsi influenzare dall’emotività e analizzare le situazioni. Secondo Peggy Petrakakos, architetto e Console onoraria greca a Firenze, queste sono le chiavi di volta per muoversi in ambienti maschili come quelli dell’architettura e del consolato. Due capacità che risuonano nell’universo femminile, oggi più che mai alla ricerca di modelli efficaci per conquistare gli spazi sociali e professionali meritati.

In prima battuta Petrakakos ci racconta di quando qualcuno che si rivolge al consolato e vede che è presieduto da una donna, passi dall’ammirazione al disorientamento. Nulla che scuota la professionista che esordì da neolaureata con il progetto di una casa da 2.300 metri quadri a Baghdad, incipit di una lunga carriera internazionale basata su armonia, arte e amore per il proprio paese d’origine.

Con Luxury People abbiamo indagato sui temi utili alle donne che lavorano per ottenere i meritati spazi. Partiamo dalla cultura, un pilastro che la console reputa fondamentale.

Oggi avere una cultura sembra di secondaria importanza. Eppure dalla sua storia emerge essere la base della professione di architetto, della carriera diplomatica, del fare scelte funzionali. Cosa intende per cultura?

Cultura è sapere dove sei e a cosa appartieni. Esistono diverse scuole, come quella Classica o quella Moderna. Io ad esempio appartengo alla cultura Classica. La cultura genera i popoli: basta pensare alla Grecia Classica, dove tutto è stato detto o fatto”. Un modello innegabile quello della Grecia antica, che ha attraversato i millenni e continua ad avere qualcosa da dire.

L’armonia è centrale nel suo lavoro di architetto. Potremmo tradurla anche come ‘bellezza?

Oggi la bellezza è un fatto di moda, eppure include in sé tutti i parametri dell’armonia. Basta guardare le statue greche, una perfetta armonia. Sono giganti, sembra di poterle toccare, abbracciare. Ricordo quello che ho provato quando ho visto per la prima volta i Bronzi di Riace. Enormi, apparentemente a portata di mano, quasi da poter prendere per mano. Questa è l’armonia, un senso di perfezione che ti fa perdere la dimensione delle cose”.

È necessaria la cultura per creare armonia?

“Senza cultura non si fa niente. Ma parlerei di conoscenza. La cultura cos’è se non una conoscenza approfondita di ciascuna scienza? Da lì puoi trarre l’essenza e sviluppare un’idea”.

Lei è sia un architetto che una console, due ruoli che la portano a frequentare ambienti prettamente maschili. Quali strumenti sono utili alle donne per prendersi i propri spazi in contesti simili?

“Capire sé stesse, accettarci per quello che siamo. Questo fa la differenza: prendere coscienza di sé e liberarsi dalle sovrastrutture culturali che ci mettono in testa da bambine, cioè che la donna deve seguire l’uomo”.

Un progetto dello Studio Petrakakos

Questa sovrastruttura culturale c’è sia in Grecia che in Italia?

Sì, viviamo immersi in una cultura maschilista. Basta pensare che solo da pochi anni alla Comunità Europea ammettono che le donne indossino i pantaloni. Nella ‘Mecca’ dell’Unione dei popoli europei, le donne erano obbligate a portare la gonna. Questo cosa vuol dire? Che siamo nate in una società dove la donna ha un ruolo a casa e protetta. Siamo cresciute con questo modello”.


Cultura e armonia come fulcri di professione e ruolo sociale, e consapevolezza per camminare a testa alta. Cosa invece rende vulnerabili le donne in questi contesti?

La negazione di sé. Se ti senti in qualche modo diversa, accusi i colpi. Non tutte le donne sono capaci di assorbirli, di non reagire. Quando ti attaccano, aspetta il momento opportuno per reagire, oppure se è utile, dialoga. Decidi prima come comportarti, poi agisci. È un processo di analisi e sintesi”

Un processo che si percepisce insito nella forma mentis della console, che cadenza ogni parola, frase, prima di rispondere. Un processo che noi donne dobbiamo allenare, perché quando assente può penalizzarci:

“Noi donne abbiamo conquistato degli spazi nella società, eppure nei posti di potere è più alta la percentuale di uomini rispetto alle donne. Ma se prendi le donne che sono in quei posti, valgono 100 uomini ciascuna. Una donna è sempre capace, perché per natura porta la vita. Siamo diverse dagli uomini, ma non immagino un’esistenza senza uomini, perché uniti vinciamo completandoci”.

Ecco che l’armonia, la bellezza, tornano come elementi nelle relazioni, dove i ruoli si alternano, si completano, ma non sempre in modo naturale:

“Prendiamo il mio lavoro da console: è un costante processo di analisi e sintesi, non facile. Quando arrivano al consolato, tutti vogliono tutto e subito. A questo si aggiunge il loro impatto con una donna, quando sui posti di potere sono abituati a vedere uomini. Con pazienza devo far capire loro se quello che chiedono si può fare, oppure non si può fare, e in quale modo”.

Un progetti dello Studio Petrakakos

Perciò il focus è non farsi travolgere dall’emotività?
“L’emotività ci vuole, ma va tenuta dentro a casa: bisogna sempre riflettere prima di parlare. Non importa se la risposta la dai il giorno dopo, basta darla corretta”.


Ultima domanda di rito per Luxury People: qual è lusso che si concede nella sua vita privata?
“Tutti. Mi piacciono le cose belle, che hanno cultura e storia, e ho il pallino per le opere d’arte”.

Tra armonia, cultura e capacità di analisi professionali e diplomatiche, il consolato greco di Firenze si occupa inoltre di diffondere la conoscenza della cultura della Madre Patria e costruire ponti di dialogo tra i paesi. Uno in particolare sta riscuotendo particolare interesse: il Greek Wine Day, evento ideato da Haris Papandreu, esperto di vino e segretario del Consolato fiorentino, che da alcuni anni promuove attraverso calici e dialoghi intorno a vitigni autoctoni greci (Assyrtiko, Xinomavro, Malagousia, Vidianò…) uno scambio sulle radici dei modelli di pensiero occidentali.

Un appuntamento annuale patrocinato dal Consolato Onorario Greco di Firenze che nel 2024 ha visto 20 cantine greche volare nella città del Rinascimento per raccontare con 120 etichette la nuova era qualitativa del nettare di Bacco tra isole e vitigni centenari.

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