L’Italia è il paese dei borghi storici.
Istat ne conta 5.490, fino a 5.000 abitanti, che ospitano il 17% della popolazione e coprono il 54% della superficie del Paese. Luoghi spesso abbandonati, in progressivo spopolamento, ma che svolgono un ruolo insostituibile di presidio e cura del territorio, custodendo cultura e tradizioni.
Cortemilia, 2100 abitanti nell’Alta Langa, è una di queste piccole realtà che sta vivendo un progressivo abbandono da parte dei giovani, che preferiscono trasferirsi nelle grandi città, più ricche di servizi e opportunità lavorative.
Abbiamo intervistato l’imprenditrice Paola Veglio, AD di Brovind Vibratori S.p.A., da anni impegnata per garantire un futuro al borgo storico di Cortemilia, con il sogno di rendere questo luogo, noto per l’enogastronomia e il turismo, un polo tecnologico a disoccupazione zero.
Grazie a Paola Veglio, Brovind, azienda specializzata nella movimentazione industriale su base vibrante, ha intrapreso un percorso di crescita, passando da 39 addetti ai 165 attuali, con un aumento del fatturato da 5,4 milioni a 20 milioni di Euro, ma anche un respiro internazionale, con il risanamento di una filiale in Brasile, l’apertura di una sede negli Stati Uniti e un’intensa attività commerciale nel Nord Europa.
La sua storia è lontana dal classico stereotipo della donna in carriera, racchiude una forte determinazione e impegno per la comunità, per lo sviluppo dell’azienda e per l’affermazione personale, in un settore ancora poco avvezzo alle figure femminili.
Quello di Paola Veglio (e di Brovind) è un esempio di leadership che ha saputo coniugare l’interesse economico con il benessere sociale.
Paola Veglio, AD Brovind Vibratori S.p.A, può farci degli esempi pratici che ha attuato per far convergere welfare aziendale e territoriale?
“Sono convinta che il welfare non debba limitarsi ai fringe benefit come buoni pasto o carburante, bensì debba far percepire al dipendente la presenza e il sostegno dell’azienda. Se poi si opera, come noi, in un mondo metalmeccanico, altamente specializzato, con una sede produttiva difficile da raggiungere, perché lontana dai grandi centri urbani, diventa fondamentale andare incontro al dipendente, ascoltare le sue esigenze e offrire soluzioni concrete.Abbiamo iniziato durante la pandemia a offrire ai dipendenti buoni natalizi del valore di 500€ spendibili unicamente nei negozi del borgo. In questo modo l’opportunità per il lavoratore ricadeva positivamente anche sui negozi del territorio, duramente colpiti dai lock down.
Con la crescita dell’organico, la mensa aziendale non era più sufficiente per ospitare agevolmente tutti i dipendenti in pausa pranzo.
Ho quindi colto l’occasione per ristrutturare e riaprire un hotel pizzeria ristorante, chiuso da tempo, che potesse così ospitare 60 dipendenti Brovind, il cui pranzo è pagato per l’80% dall’azienda. In questo modo, oltre a risolvere un problema logistico aziendale, abbiamo creato nuovi servizi e opportunità ricettive per il territorio. A Cortemilia erano anni che non erano più disponibili una pizzeria, così come un hotel nel centro cittadino. La posizione centrale dell’hotel, inoltre, offre nuove opportunità ai negozi del borgo. Il fatto che stiano aprendo altre attività locali, gestite da giovani, conferma che il nostro progetto possa creare valore aggiunto verso la riqualificazione del territorio”.
Quanto è importante in un piccolo territorio come Cortemilia fare rete tra imprese, istituzioni e terzo settore?
“É molto importante: da soli non si va da nessuna parte. É prioritario capire le esigenze del territorio, per agire in maniera sinergica tra pubblico, privato e terzo settore. Grazie al preziosissimo impegno e alla forte determinazione dei miei colleghi del Comune di Cortemilia, di cui sono consigliere, è stato possibile creare un asilo nido a Cortemilia, struttura completamente assente nel borgo che offre opportunità di accoglienza anche per altri comuni limitrofi dell’Alta Langa. I figli dei dipendenti di Brovind avranno accesso di diritto al nido comunale e la retta sarà interamente sostenuta dall’azienda. Per attrarre i giovani, invece, collaboriamo attivamente con le scuole del territorio per accogliere i ragazzi più promettenti e offrire loro una formazione altamente qualificata”.
Paola Veglio, oltre all’hotel ha in programma altri interventi di rigenerazione urbana?
“Stiamo portando avanti un progetto titanico: riqualificare l’ex polo industriale Miroglio, abbandonato da decenni. Un’area di 33.000 mq che ospiterà la produzione Brovind, in un’ottica di indipendenza energetica, automazione e maggior attenzione al welfare aziendale; si tratta di un investimento di 12 milioni, una cifra esorbitante per noi, ma è l’unica soluzione per crescere a livello aziendale, con benefici anche per il territorio. Abbiamo infatti in programma di creare una comunità energetica, grazie ai moduli fotovoltaici installati sui tetti e nei parcheggi del nuovo polo, in questo modo anche i cittadini di Cortemilia potranno beneficiare di energia green”.
Che difficoltà incontra, come imprenditrice, a operare in un piccolo borgo?
“Sono una sostenitrice della filosofia del fare, della concretezza, piuttosto che del dire, tipica del mondo politico. Le difficoltà sono tante, spesso di carattere burocratico, ma non devono fermarci. Le istituzioni non hanno la tendenza a supportare le iniziative promosse dalle aziende virtuose; è un peccato. Il tessuto imprenditoriale andrebbe premiato quando cerca di far coincidere gli interessi economici con il valore sociale”.
L’azienda ha la sua sede a Cortemilia, un piccolo paese nell’Alta Langa, non sarebbe più semplice trasferirsi altrove?
“Ci vuole coraggio a rimanere qui, in questo piccolo territorio di 2100 abitanti, ma noi ci crediamo e sosteniamo le persone che vogliono restare. I nostri dipendenti sono per lo più persone del posto e per nostra filosofia aziendale incentiviamo l’ingresso in azienda dei giovani del territorio. Dare e creare valore sono indispensabili per tenere viva la comunità; in cambio riceviamo impegno, entusiasmo e partecipazione, linfa vitale per continuare a fare meglio e guardare con ottimismo al futuro. I nostri territori moriranno, se non troviamo il modo di ripopolare queste zone, dando servizi, potenziando le aziende presenti e collegandole con i grandi centri; lo dobbiamo ai nostri stupendi territori e alle persone che hanno deciso di viverci”.
Leggi anche: