Descrivere Francesco Sole è tutt’altro che facile.
Inizialmente Youtuber adorato dai ventenni grazie a una capacità unica di parlare a un pubblico social, poi poeta, scrittore e ora anche imprenditore.
L’ex conduttore di “Tu sì que vales” insieme a Belen, famoso per poesie e pensieri immortalati sui post-it, è tutto questo e molto altro ancora.
Tre anni fa ha dato vita a una società creativa, Sartoria, dove il management e la consulenza si sposano con l’advertising all’interno di un’unica strategia.
L’obiettivo?
Consentire ai talenti creativi italiani di esprimersi nel migliore dei modi.
Di nuovo in libreria con il nono lavoro, il suo libro “La storia d’amore che ti cambierà la vita” sta riscuotendo un successo eccezionale in termini di vendite e apprezzamenti.
Luxury lo ha intervistato ripercorrendo la sua folgorante carriera, scoprendo come nasce la sua peculiare espressione creativa e quali progetti ha in serbo per il futuro.
Francesco Sole, il suo esordio risale al 2013, quando i suoi cortometraggi sono diventati un fenomeno virale sui social.
Come si rivive oggi? Che ragazzo era?
“Con grandissima gelosia, ho conservato due caratteristiche: la curiosità e la passione.
Oggi come allora, ero molto affascinato dal nuovo mondo digitale che stava iniziando a sbocciare e fiorire.
Oggi è certamente più maturo, ci troviamo in una fase molto diversa della sua evoluzione.
Da ragazzo intraprendente, mi sono lasciato coinvolgere nella rivoluzione digitale italiana mettendo al servizio di questi fantastici strumenti la mia creatività”.
Conduttore, attore, poeta, scrittore e oggi imprenditore. In quale veste si sente più a suo agio?
“Alla base di tutti i ruoli che ho rivestito c’è l’amore per il racconto e la comunicazione.
Ho avuto la fortuna di poterlo trasformare in un lavoro.
E al di là delle etichette – come youtuber, conduttore e scrittore – ho sempre sfruttato il mezzo a disposizione per continuare a raccontare storie.
Non è un caso, infatti, se la veste in cui mi sento più a mio agio in assoluto sia quella del comunicatore.
Il termine imprenditore è spesso un po’ abusato, non di rado lo trovo fumoso e poco preciso, perché può significare tante cose.
Nel mio caso, fare impresa significa unire assieme tutte queste mie caratteristiche e trasmettere valore a un progetto in cui credo”.
La scrittura è sempre stata parte di lei? Come è nata questa passione?
“Questa passione non è nata in modo facile e immediato.
Pur essendo sempre stato un grande lettore e un ragazzo che amava tradurre in parole pensieri e storie, l’amore per la scrittura è nato decisamente tardi.
Stavo iniziando l’università, quando ho intuito per la prima volta come questa strada potesse essere particolarmente adatta a me.
Quando ho scoperto il mio talento, ho cercato di approfondirlo e metterlo al servizio del mio modo di comunicare.
Di conseguenza, la scrittura si è trasformata in uno strumento molto personale attraverso il quale realizzare i miei sogni e le mie ambizioni.
Ho studiato moltissimo, messo in pratica e applicato ciò che imparavo di volta in volta.
Oggi, a 31 anni, ho all’attivo 9 libri.
Sulla parte di scrittura sono stato molto pratico: ho subito cercato di realizzare, il più possibile, ciò che volevo.
Alcuni libri sono riusciti benissimo, altri meno, ma questo è parte del gioco.
In assoluto, ed è una caratteristica che cerco di allenare con costanza, cerco sempre di migliorarmi.
Voglio che tutto ciò che realizzo sia chiaro, per trasferire il know-how acquisito a chi vuole leggermi.
Mi ritengo molto pragmatico, per essere un creativo, ed è uno dei file rouge della mia vita”.
Quanto dura il suo flusso creativo nella scrittura di un libro?
“Dipende da libro a libro.
Sono molto stimolato a 360 gradi da tutte le cose che faccio, e ciononostante sono sempre attivo nel processo di scrittura.
L’importante è mantenersi sempre a stretto contatto con la propria creatività, così da rendere il flusso creativo continuo e fluido.
Tutte le esperienze che faccio vengono appuntate sotto forma di note, che poi leggo e rielaboro in un secondo momento.
Molte di queste, spesso, diventano veri e propri libri o comunque parti rilevanti dei miei lavori”.
La sua attività di management, Sartoria, come e quando nasce?
“Sartoria nasce durante la pandemia.
Pur avendo sempre fatto impresa in maniera dinamica, ho voluto dare vita a una realtà differente e che avesse, come obiettivo, non un guadagno fine a sé stesso ma la passione e l’opportunità di creare valore.
Ero seguito da tanti agenti, ma non mi ritrovavo più in certe dinamiche, e ho quindi deciso di fondare Sartoria.
Come si evince dal nome, sia a livello comunicativo sia manageriale è impostata come una vera e propria boutique pensata per seguire i talenti a 360 gradi.
A muoverci è la loro stessa passione, e questo è fonte di infinita gratitudine personale.
Lo scopo economico non dovrebbe mai essere messo al posto dei valori, soprattutto quando – come noi – si ha a che fare con talent under 25 o appena maggiorenni.
Allevarli con l’unico faro delle prospettive economiche è un modus operandi decisamente sbagliato, secondo la mia visione.
Volevo insomma creare una realtà che avesse questi schemi, e sono felice di esserci riuscito, nonostante le sfide da affrontare rimangano tantissime.
Umanità ed empatia, nel mio modo di fare impresa,rappresentano un ruolo assolutamente determinante e centrale.
Credo rispecchino molto chi sono davvero”.
Ha mai ricevuto proposte per portare sugli schermi cinematografici alcuni dei suoi libri?
“Ho ricevuto diverse proposte in merito, ma non è mai stata una mia priorità.
Alcune di esse, inoltre, mi sono arrivate prima del Covid e sul settore – complici le sale chiuse – si è abbattuta una forte crisi.
Trasportare un libro al cinema è inoltre una grande responsabilità, perché i lettori sono affezionati alla storia e occorre che anche la trasposizione in video ne rispecchi i valori e l’autenticità per non tradirla.
Oggi le piattaforme rendono tutto più semplice, e abbiamo diversi progetti in merito che speriamo possano concretizzarsi nel migliore dei modi”.
Qual è il suo legame con Modena, la città in cui è nato?
“Quello che mi lega a Modena è un legame fortissimo, inscindibile.
È una terra stupenda, con persone ricche di umanità e in cui ho trovato, da sempre, molti dei valori che mi animano.
Credo che in Emilia-Romagna si possa trovare davvero un respiro comune sul senso più autentico del lavoro e di ciò che dovrebbe dare alla persona.
Si lavora per vivere meglio, e non si vive per lavorare.
Sono due concetti molto differenti tra loro”.
Qual è il suo rapporto con il lusso e le tendenze?
“Lusso e tendenze sono due concetti strettamente collegati, per forza di cose, e che hanno il dovere di comprendersi a vicenda.
Ognuno può averne una definizione molto diversa e soggettiva, ma credo che il fil rouge sia la concezione del lusso come opportunità per godere al meglio del proprio tempo.
Che si tratti di un abito, di accoglienza o di viaggi, amo definirlo come la ricerca del modo migliore per celebrare il tempo, l’unica risorsa che non si può comprare.
È bello quando il lusso evolve e non diventa un’attitudine ridicola, diventando scomodo e quindi inutile.
Uno spreco”.
Quali sono i suoi sogni e progetti per il futuro?
“Sto lavorando su tantissime cose, ma il mio focus principale è sulla scrittura di un nuovo libro, affinché non venga mai meno la felicità nel raccontare storie.
Trasportarne qualcuna sulle nuove piattaforme cinematografiche, inoltre, sarebbe un bellissimo risultato.
Mi sto anche dedicando ai talenti che curiamo con l’agenzia Sartoria, affinché ci sia un processo di crescita reciproca sotto il profilo sia umano sia professionale.
Cerco di migliorarmi ogni giorno sotto tutti i punti di vista.
I sogni di lungo termine, quelli che per definizione non si possono comprare, riguardano magari l’eventualità di avere una famiglia”.
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