Anna Ammirati: l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto
Anna Ammirati, attrice

Anna Ammirati: l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto  

4 Luglio 2024

Anna Ammirati è stata una delle protagoniste della tre giorni palermitana di On Air – Season 01, la manifestazione organizzata e diretta da Simona Gobbi in sinergia con la Fondazione Federico II e il contributo di Marlù con l’intento di unire il mondo delle serie TV e del cinema con tematiche sociali, c’era anche una delle attrici più versatili e intense del panorama nostrano.

Ammirati, straordinaria interprete di personaggi divenuti celebri sul grande e piccolo schermo tra cui la Lola di Monella e la Liz delle prime tre stagioni di Mare Fuori.

A fare da cornice alla nostra intervista l’imponente e affascinante Giardino d’Inverno del Grand Hotel et des Palmes.

Anna Ammirati: l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto
Anna Ammirati a “On Air – Season 01”, che si è svolta a Palermo

Ed è in questa incantevole e storica location situata nel cuore pulsante del capoluogo siciliano, mentre comodamente seduta in un salottino sorseggiava un cocktail della casa, che abbiamo dialogato con l’attrice campana, rivolgendole delle domande sulla sua quasi trentennale carriera tra cinema, televisione e teatro.

Anna Ammirati: l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto
Anna Ammirati in un’immagine de “La notte più lunga dell’anno”, film diretto da Simone Aleandri

Le scelte professionali prese in tutti questi anni ritiene siano state più di testa o di pancia?

“A riguardo credo che sia importante essere sinceri.

Alcune scelte prese negli anni sono state dettate dal bisogno di guadagnare, lo stesso di tutti gli esseri umani che per vivere devono lavorare.

Essere un’attrice o un’artista in generale non può non tenerne conto, a meno che tu non sia miliardaria o viva di rendita.

Quindi ho bisogno di lavorare, mi hanno offerto questo, mi pagano per farlo e di conseguenza accetto.

Il tutto è il frutto di un pensiero razionale, legato alla necessità e dunque certe scelte sono state prese esclusivamente in funzione di essa.

Altre invece sono state sicuramente di pancia perché mi sono innamorata subito del personaggio.

Faccio l’esempio dell’ultimo film al quale ho preso parte, ossia Napoli-New York di Gabriele Salvatores, che mi ha dato la possibilità di interpretare una donna degli anni Quaranta di nome Anna Garofalo, una italo-americana che vive al Nord che aspetta il marito a casa e sogna di avere dei figli.

Insomma una figura totalmente diversa da me che, con gli occhi dell’emancipazione femminile di oggi, per cui anch’io sono sempre in prima linea, la sua posizione pare totalmente aberrante.

Tuttavia mi sono trovata a mio agio e comoda nei suoi nei panni, perché, comunque, la sua era una scelta di vita consapevole.

Credo che molte donne in passato siano state felici scegliendo liberamente di condurre quel tipo di esistenza che comportava anche meno responsabilità. 

Questo è anche il bello di un mestiere che ti porta a capire psicologicamente delle personalità di un certo tipo di essere umano al quale altrimenti non ti saresti mai avvicinato, che magari avresti pure giudicato”.

Quando è chiamata a interpretare personaggi dei quali non condivide pensieri e azioni, come riesce a sospendere il giudizio nei loro confronti e a vestirne i panni?

“Capita spesso che arrivino dei personaggi che non ti piacciono umanamente, nel senso che sono lontani anni luce da te, non perché facciano necessariamente delle cose brutte, ma per come la pensano.

Ciononostante per una serie di motivi decidi comunque di accettare il ruolo, vuoi perché è un film importante e bellissimo, vuoi perché diretto da un grande regista.

Il lavoro che devi fare è quindi quello di non giudicare, di accoglierlo, in modo da capire come ragiona e i motivi che portano il personaggio che ti è stato affidato a maturare delle decisioni e a compiere determinate azioni.

Ciò richiede un triplo salto mortale per arrivare a comprenderlo e a non puntargli il dito addosso.

Al contrario, il rischio è di incappare in una pessima performance”.  

Ad oggi sono più i treni che è riuscita a prendere o quelli che ha perso?

“Ho sicuramente perso più treni di quanti ne abbia presi in tutti questi anni, ma adesso che ho messo il turbo voglio tentare di aggrapparmi e salire su tutti i treni possibili.

Diversamente, penso di essere scesa da quelli sui quali sono montata sempre alla fermata e al momento giusti.

Mare Fuori è l’esempio perfetto in tal senso, con l’uscita di scena mia e del personaggio di Liz al termine della terza stagione, quando il nostro cammino all’interno della serie e del racconto secondo me si era esaurito”.

Anna Ammirati: l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto
Anna Ammirati in “Mare Fuori”, dove ha interpretato il personaggio di Liz

All’epoca della prima stagione di Mare Fuori avrebbe mai scommesso su un tale successo?

“Ho capito da subito, perché ne avevo avuto il sentore, che stavo per prendere parte a qualcosa di diverso da quello che si era visto sul piccolo schermo fino a quel momento.

Quando arrivai a Napoli e incontrai Carmine Elia, che è stato il primo regista della serie, dopo averlo ascoltato ho pensato immediatamente che, nonostante si chiamassero in causa la periferia e la camorra, non eravamo comunque al cospetto dell’ennesimo clone di Gomorra, ma che si parlasse di tantissimo altro. 

Nessuno – e sottolineo nessuno – però all’epoca della prima stagione immaginava che potesse avere un tale successo, tanto da diventare un vero e proprio fenomeno.

Chi afferma il contrario sta dicendo una bugia”.

Ha paura che un personaggio così forte e popolare come quello di Liz in Mare Fuori possa in qualche modo ingabbiarla lavorativamente parlando da qui ai prossimi anni?

“Ho avuto la fortuna di iniziare giovanissima, debuttando all’età di diciannove anni.

Ciò ha significato avere il tempo dalla mia parte per prendere le decisioni e acquisire gli strumenti utili a individuare e scongiurare quelli che possono essere i pericoli del mestiere.

In questo modo non permetti a nessuno, tantomeno al sistema, di ingabbiarti.

Ma indipendentemente da questo, qualora ciò accadesse, poi sta a te scegliere se rimanere o no in quella gabbia che il sistema stesso o il personaggio che ti ha dato la popolarità, nel mio caso la Lola di Monella piuttosto che la Liz di Mare Fuori, ti hanno costruito intorno. Il che dipende da come rispondi, ti approcci al mestiere, come lavori e con chi lavori”.   

Anna Ammirati: l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto
Anna Ammirati, attrice

Che ruolo occupa il teatro nella sua carriera?

“Dopo il mio film d’esordio con Tinto Brass ho avuto la fortuna di lavorare con Giulio Bosetti che mi scelse per interpretare un personaggio incredibile come quello di Laide nell’adattamento di Un amore di Dino Buzzati.

La possibilità di affrontare un ruolo così importante a vent’anni e di recitare fianco a fianco con un attore e regista del suo calibro, mi hanno spalancato le porte dei teatri ufficiali, quelli degli stabili.

Da quel momento, tra un film e l’altro, tra una serie e l’altra, ogniqualvolta mi sono ritrovata a fare i conti con delle criticità e delle incertezze rispetto a delle decisioni da prendere, il teatro mi ha sempre aperto le braccia, accolta e salvata.

Nella mia carriera ho fatto moltissimo teatro e ancora continuo a farlo, tant’è vero che a febbraio 2025 sarò in cartellone all’Argentina con Napsound, un recital avanguardistico partenopeo strutturato in tre atti, ciascuno dei quali corrisponde alle tre fasi dell’esistenza: l’infanzia, la giovinezza e la maturità.

La cosa curiosa è che vivo da tantissimi anni a Roma, ciononostante non avevo ancora mai calcato il palcoscenico di quel teatro e prossimamente avrò finalmente modo di farlo”.

Anna Ammirati: l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto
Anna Ammirati, attrice

Dal suo esordio ad oggi come è cambiato il suo approccio al mestiere e che attrice pensa di essere diventata?

“Innanzitutto sono trascorsi quasi trent’anni da quando ho esordito.

Biologicamente sono cresciuta, maturata come persona e nel frattempo sono diventata anche la madre di una figlia che ha compiuto a sua volta dei passi importanti nella società.

Inevitabilmente un’artista si porta in scena quello che è diventata.

Quindi l’attrice che sono adesso è il risultato della vita che ho vissuto, nel bene e nel male, di tutto ciò che mi è successo lungo il percorso iniziato nel 1997 con il primo film.

All’inizio affrontavo questo mestiere più come un gioco. Ciò non significa però che non lo prendessi sul serio.

All’epoca lo vedevo più come un lavoro non lavoro, divertente e che mi faceva evadere teletrasportandomi in una dimensione, mi viene da dire, quasi distopica, nella quale venivo chiamata a interpretare esistenze che non erano le mie.

L’approccio quindi era meno professionale, diversissimo da quello attuale.

Oggi sono sicuramente un’attrice molto disciplinata e stacanovista, che per arrivare a interpretare un personaggio passa attraverso un’attenta preparazione fatta di studio del copione, della memoria e dell’analisi del testo”. 

Leggi anche:

https://luxurypeople.eu/lav-diaz-il-cinema-e-un-affresco-della-vita/

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