Le nuove frontiere del turismo di alta gamma passano oggi attraverso due parole chiave: sostenibilità e innovazione. Ne è convinto Enrico Ducrot, ceo di Ecoluxury e Viaggi dell’Elefante.
Come sta andando il turismo di lusso?
“Premesso che noi siamo un indicatore principalmente per i viaggi di lusso outbound, quindi italiani che viaggiano all’estero, registriamo un anno 2023 che fondamentalmente ha recuperato i fatturati del 2019 e per alcune destinazioni sono stati anche superati. L’andamento a tendere è un aumento fino al 2026 del 9%. Anche l’alta gamma in Italia sta vivendo un momento d’oro. A dimostrazione di questo trend è il forte aumento di investimenti in alberghi di lusso rispetto al passato nelle principali mete turistiche italiane”.
Il turismo di lusso può contribuire alla sostenibilità?
“Fino a poco tempo fa il mondo della sostenibilità era considerato a sé stante, mentre è parte integrante di tutti i settori. Oggi un grande albergo di alta gamma non è solo un ecosistema perfettamente funzionante al suo interno, ma contribuisce anche al finanziamento della comunità circostante, a cominciare dall’agricoltura, l’artigianato e lo sviluppo socio-economico delle varie attività locali e quindi, di conseguenza, l’identità stessa del territorio. Se il lusso tradizionale resta al palo sul tema della sostenibilità rischia di uscire dal mercato di alta gamma. Il modello Ecoluxury dimostra come si può utilizzare il turismo di alta gamma come laboratorio e ingente finanziatore della complessa e onerosa transizione verso la piena sostenibilità. Un contributo imprescindibile richiesto dal mercato che le istituzioni e l’offerta non possono più sottovalutare”.
Cosa si intende per turismo di lusso?
“Per lusso oggi si intendono diverse tipologie di viaggi. Ne elenco solo le tre principali: il lusso tradizionale è legato a esperienze meno connesse all’identità del luogo, diciamo quasi delle “bolle” che il cliente locale non comprerebbe mai, quindi più rivolte ai clienti stranieri che a quelli locali; l’Ecoluxury è un tipo di esperienza per clienti che desiderano non solo standard alti ma anche autenticità, quindi clienti interessati a comprendere meglio le unicità del luogo, ma senza rinunciare alle massime comodità; il “non luogo”: si tratta di destinazioni per clienti locali e stranieri reinventate dalle fondamenta negli ultimi 30 e 40 anni e che nulla hanno a che fare con il passato. Maldive, Dubai, Abu Dhabi, Singapore eccetera sono destinazioni hub che offrono lusso per tutti”.
Quali sono le ultime tendenze del turismo di lusso in Italia?
“Sempre più i clienti alto spendenti si rivolgono ai professionisti che sappiano “disegnare” il viaggio assecondando le proprie esigenze. Viaggi “su misura”, individuali, di gruppo e per gruppi familiari”.
Quali sono le figure professionali più necessarie al turismo di lusso in questo momento?
“Più che figure professionali direi che cerchiamo caratteristiche precise: l’ascolto al cliente, saper parlare in maniera competente e appropriata, sensibilità ad assecondare e bilanciare la pluralità di esigenze di coppie e gruppi di clienti, aggiornamento continuo sia tecnologico sia delle destinazioni”.
Avete difficoltà a trovarle? Come si formano?
“I canali di reclutamento sono completamente cambiati rispetto al passato. Quelli tradizionali come scuole professionali e università non sempre funzionano. Credo che la parola chiave per selezionare il reclutamento del personale, in un mondo professionale iperspecializzato sia multitasking”.
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